Per chi lavora come dipendente, entro i primi 6 mesi dall’assunzione viene solitamente richiesto di compilare il modulo TFR2, con il quale devi scegliere dove destinare il tuo TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
Spesso questa viene considerata una scelta complicata perché tutto ruota attorno a due dubbi amletici: quando potrò ritirare i miei soldi e con quale tassazione? Di certo non è l’argomento ideale per rompere il ghiaccio a una festa, ma è fondamentale per il tuo portafogli.
Le alternative sono essenzialmente due: tenerlo in azienda oppure versarlo in un fondo pensione (aperto o di categoria, quest’ultimo accessibile in base al tuo contratto CCNL). Come vedremo, il fondo di categoria offre spesso vantaggi aggiuntivi che lo rendono quasi sempre preferibile a un fondo aperto.
Proviamo a riassumere i due scenari.
Conviene tenere il TFR in azienda?
- Tassazione: media in funzione dell’aliquota IRPEF (dal 23% al 43%, calcolata sulla base della tua retribuzione media degli ultimi 5 anni).
- Rendimento: garantito annualmente dell’1,5% + il 75% dell’inflazione annua (indice ISTAT).
- Liquidazione: avviene al termine del rapporto di lavoro.
- Rischio: insolvenza in caso di fallimento dell’azienda (se questa ha meno di 50 dipendenti; oltre tale soglia, per legge, i fondi devono essere depositati presso l’INPS).
Conviene versare il TFR nel fondo pensione?
- Tassazione agevolata: ridotta dal 15% al 9% in base agli anni di permanenza nel fondo (l’aliquota scende dello 0,3% ogni anno dopo il 15esimo anno di partecipazione).
- Rendimento: variabile in base ai mercati finanziari e al comparto di rischio scelto in fase di sottoscrizione (ma può essere variato successivamente).
- Liquidazione: vincolata ai requisiti pensionistici, salvo anticipazioni (maggiori dettagli nella prossima sezione).
- Contributo del datore di lavoro: versando una piccola percentuale della tua RAL ogni mese (secondo quanto previsto dal tuo CCNL), avrai diritto a un contributo aggiuntivo da parte dell’azienda. In pratica, sono soldi gratis che non riceveresti tenendo il TFR in azienda.
- Vantaggi fiscali: i contributi versati (escluso il TFR) sono deducibili ai fini IRPEF fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno. Il rimborso del vantaggio fiscale avviene direttamente ogni mese in busta paga (abbattendo anche ulteriori ritenute calcolate successivamente come l’addizionale regionale e comunale)
A questo punto, avrai capito che il fondo pensione è spesso più conveniente grazie alla tassazione agevolata e al contributo datoriale. Tuttavia, è naturale chiedersi quanto sia complicato accedere a quella liquidità in caso di bisogno o se si rischi di perdere tutto a causa dell’andamento dei mercati.
Come posso prelevare dal fondo pensione?
Puoi accedere ai tuoi fondi principalmente in due modalità:
- Al momento della pensione: sotto forma di capitale (liquidazione totale) o rendita integrativa mensile. La scelta dipende dall’ammontare accumulato: se la rendita derivante dalla conversione del 50% del capitale risulta inferiore all’assegno sociale INPS, puoi riscattare tutto in un’unica soluzione.
- In qualsiasi momento (Anticipazioni): qualora si verifichino necessità particolari:
- Spese sanitarie (per sé, coniuge o figli): fino al 75% del capitale, in qualsiasi momento.
- Acquisto o ristrutturazione prima casa: fino al 75% del capitale (dopo 8 anni di iscrizione).
- Ulteriori esigenze non documentate: fino al 30% del capitale (dopo 8 anni di iscrizione).
Proprio per il limite degli 8 anni, è consigliabile aprire un fondo pensione il prima possibile, anche versando il minimo, così da far partire il cronometro della propria anzianità previdenziale.
Come vengono investiti i tuoi soldi?
I capitali raccolti dai fondi pensione vengono investiti in strumenti finanziari diversificati per ottenere un rendimento in linea con gli obiettivi temporali degli iscritti.
Al momento dell’adesione puoi scegliere tra diversi comparti:
- Linee conservative: con rendimenti più stabili, ideali se mancano pochi anni alla pensione.
- Linee aggressive (azionarie): con maggiore volatilità nel breve termine ma rendimenti potenzialmente più alti nel lungo periodo (ideali per chi è giovane).
Indipendentemente dalla scelta, il portafoglio è solitamente composto da azioni, obbligazioni e, in misura minore, asset come oro o immobiliare per stabilizzare il valore nei periodi di crisi. Se ti interessa, puoi trovare maggiori informazioni nei resoconti che i fondi pensione sono obbligati a pubblicare per legge.
Lo scopo del fondo non è il trading speculativo, ma la preservazione del capitale rispetto all’inflazione. Nel lungo periodo (oltre i 10 anni), i mercati globali tendono storicamente a crescere; se dovesse verificarsi un evento tale da azzerare un fondo pensione ben diversificato, probabilmente il rendimento sarebbe l’ultimo dei tuoi problemi.
Ogni fondo è obbligato dalla COVIP a pubblicare annualmente i rendimenti e i costi. Ti consiglio di consultarli per confrontare le diverse opzioni, ricordando però che i rendimenti passati non garantiscono quelli futuri.
Fondo Pensione o investimento autonomo in ETF?
Molti investitori preferiscono gestire il proprio capitale in autonomia acquistando ETF (Exchange Traded Funds). Chi sceglie questa strada ha spesso ragione su un punto: nel lungo periodo, un investimento passivo ben diversificato ha rendimenti attesi potenzialmente maggiori rispetto alla gestione attiva dei fondi pensione, che tendono a essere più prudenti e gravati da commissioni di gestione e tassazione annuale sulle plusvalenze.
Tuttavia, bisogna tenere a mente due aspetti decisivi sul fondo pensione:
- Il vantaggio fiscale immediato: la deducibilità e il contributo del datore di lavoro offrono un boost di rendimento iniziale che un ETF non può avere.
- La tassazione sulle rendite: i fondi pensione subiscono una tassazione annuale del 20% sulle plusvalenze (invece del 26% standard). Di contro, l’ETF permette di posticipare il pagamento delle tasse al momento della vendita, favorendo maggiormente l’interesse composto.
La mia opinione? I rendimenti futuri non sono mai certi e lo scenario legislativo può cambiare, sia per i fondi che per gli ETF. Per questo motivo, preferisco non puntare tutto su un’unica soluzione: mantenere una posizione nel fondo pensione (almeno per massimizzare il contributo aziendale) e affiancarla a un portafoglio di ETF permette di bilanciare benefici fiscali immediati e crescita del capitale nel lungo periodo.
Conclusione
Il fondo pensione è uno strumento versatile per gestire il TFR e costruire una sicurezza finanziaria extra. La scelta dipende dal tuo orizzonte temporale e dal tuo profilo di rischio, ma i benefici fiscali lo rendono una delle opzioni più efficienti nel panorama italiano.
Se hai domande, dubbi o vuoi condividere la tua esperienza con un fondo specifico, scrivimi nei commenti: la tua opinione potrebbe aiutare altri lettori a fare la scelta giusta!
Approfondimenti
- Guida Completa ai Fondi Pensione in Italia V.3: PDF + Excel redatto da un utente di
r/ItaliaPersonalFinance. - Fondi pensione sulla wiki di r/ItaliaPersonalFinance
- 🔊 Episodio 61 di The Bull: Fondi Pensione vs ETF, l’episodio di uno dei podcast di finanza personale che seguo.
- 🎥 Quando e per chi conviene il fondo pensione, dal canale YouTube di Paolo Coletti.
- Ciao Elsa: è una piattaforma online che offre consulenza e supporto per la gestione dei fondi pensione. Il servizio è noto per la sua facilità d’uso, per la competenza dei suoi consulenti e per la quantità di contenuti divulgativi che pubblicano continuamente sul loro blog e sui social. Questi gli articoli che sono stati più interessanti per me:
- Extra-deducibilità: quando puoi superare il limite annuale di versamenti nel fondo.
- Amundi SecondaPensione: il fondo pensione aperto fra i più consigliati anche da
r/ItaliaPersonalFinance(utile per chi è lavoratore autonomo o non ha un fondo pensione di categoria con contributo datoriale) - Versamenti in busta paga o tramite bonifico: perché conviene quasi sempre contribuire al fondo pensione attraverso la busta paga.
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