Sui social network piccole e grandi truffe di ogni tipo trovano terreno facile, con fuffa-guru in cerca di vendere solo per oggi e soltanto per voi il corso scontato su trading forex, dropshipping, copy-trading e criptovalute. Tutto ampiamente foraggiato e condito da pubblicità invasive.
Nella vita reale la situazione non è affatto migliore, dato che i consulenti di fiducia della banca propinano prodotti della banca interessanti solo per la banca, grazie a commissioni che bruciano quel poco che si riesce a generare investendo attivamente in strumenti a “basso rischio”.
Da diversi anni fortunatamente sono emersi movimenti alternativi, principalmente in lingua inglese, che forniscono moltissimi contenuti: da FiRe (Financial Independence, Retire Early) a Bogleheads (investire seguendo John Bogle - fondatore di Vanguard), però, come spesso accade, i principi sono sì interessanti, ma troppo americano-centrici e quindi non sempre di immediata applicazione per chi vive in Italia.
Su quest’ultimo aspetto ci vengono in aiuto principalmente due autori: Mr. RIP e Paolo Coletti, che spesso partecipano a discussioni sul subreddit ItaliaPersonalFinance e che pubblicano contenuti didattici sui rispettivi canali YouTube.
Personalmente preferisco sempre leggere un articolo invece che guardare ore di video, quindi cercherò qui di condensare tutto quello che ho imparato e che spero serva a chi parte da zero per apprendere velocemente le informazioni essenziali e successivamente approfondire con i contenuti sopra citati.
Nell’ultima sezione troverai i link a tutte le risorse citate in questo articolo.
Tutte le informazioni qui pubblicate NON devono essere considerate consigli finanziari.
Per garantire una gestione finanziaria efficace, è essenziale comprendere e soddisfare quattro tipi fondamentali di esigenze, noti come i “Pilastri” nel corso “Educati e Finanziati” di Paolo Coletti:
Una volta identificata la suddivisione del tuo patrimonio, è necessario comprendere quali tipologie di strumenti siano più adatte per ciascuna categoria, in modo da poterle utilizzare di conseguenza:
FTSE All-World, investendo 10.000 € nel 2004 fino a marzo 2024 (fonte: curvo.eu/backtest)
Per poter acquistare obbligazioni e ETF serve avere un conto titoli presso una banca, che può anche essere la stessa banca con cui intrattieni già rapporti oppure un broker, che spesso ha tariffe concorrenziali.
Nel subreddit IPF spesso vengono consigliati Directa, da affiancare alla propria banca, o Fineco che offre anche i normali servizi di conto corrente, specialmente conveniente per gli under trenta. Se preferisci operare con la tua banca, verifica se sono presenti costi ricorrenti sulla custodia titoli (meglio non averne) e per ogni transazione su Borsa Italiana, che non dovrebbero superare pochi euro. Attenzione al regime fiscale applicato: per non doversi preoccupare degli adempimenti fiscali è sempre bene scegliere un operatore che offra il regime amministrato e non dichiarativo.
Ogni titolo acquistabile ha un codice specifico (ISIN) che lo identifica univocamente. Non tutti i titoli potrebbero essere costantemente a disposizione presso un particolare broker per diversi motivi, ma quelli più utilizzati dovrebbero essere sempre accessibili ovunque.
La cosa importante da capire è che il valore di una obbligazione può variare nel tempo a seconda dell’andamento dei tassi delle banche centrali, e l’unico modo per mettersi al riparo da queste fluttuazioni è portare l’obbligazione a scadenza. Per aiutarci a trovare le obbligazioni in cui parcheggiare il nostro capitale entro una certa data, si può usare simpletoolsforinvestors avendo cura di impostare nei filtri di ricerca:
La tabella ordinata per Yield (netto) conterrà le obbligazioni acquistabili oggi che massimizzano il rendimento in funzione del loro costo di acquisto e del loro tasso d’interesse. A seconda della tipologia di obbligazione, può capitare di ricevere con cadenza semestrale la parte di interessi che vengono pagati sul capitale iniziale. È sempre possibile vendere l’obbligazione prima della scadenza, ma farlo troppo in anticipo potrebbe comportare una perdita. In generale, più ci si avvicina alla scadenza e meno è probabile vendere in perdita, solitamente al di sotto dell’anno solare le fluttuazioni sono minime.
Per gli ETF ci si affida a justetf.com, che semplifica la ricerca degli ETF acquistabili nel mercato europeo.
Esistono diversi tipi di ETF, ma a noi ne interessano principalmente due:
Le cose a cui prestare attenzione sono:
Sugli ETF monetari c’è poco da dire: il prezzo non è soggetto a fluttuazioni e questo risulta immediatamente visibile nel grafico dei rendimenti, anche a diverse cadenze temporali.
Rendimento annuale di XEON (da 8 marzo 2023 a 8 marzo 2024)
Gli ETF azionari invece accendono infuocate discussioni nel subreddit di IPF, riassumibili nei seguenti tre approcci:
Ovviamente non è nemmeno obbligatorio sposare al 100% una sola di queste filosofie: qualcuno potrebbe preferire affiancare ad un ETF Developed un ETF Emerging, ottenendo l’equivalente di un ETF All-World ma con diverso rapporto fra le due componenti. Dal lato opposto però non è quasi mai consigliato avere in portafoglio molti ETF diversi perché introducono maggiore complessità e questo potrebbe non andare di pari passo con i rendimenti.
La cosa più importante da capire è che non esistono scelte migliori in assoluto e che le performance passate non sono garanzia di risultati futuri: scegli quello che credi ti farà dormire sonni più tranquilli. Se pensi di non riuscire a mantenere fede alla durata prevista dell’investimento nei momenti di alta volatilità, come durante la piena crisi covid iniziata nel febbraio 2020, è sicuramente meglio per te non investire nell’azionario.
Rendimenti dal 2019 al 2024 di VUAA (SP500), IWDA (Developed), VWCE (All-World)
Se sei arrivato fin qui, probabilmente vorrai saperne di più. Cerco di riassumere quindi le principali fonti che ho personalmente seguito e che penso valgano tutto il tempo investito a studiarle.
Risorse in lingua inglese:
]]>Revisione dei testi a cura di figliadimaestra.
Nonostante la delibera 348/18/CONS di AGCOM, denominata volgarmente Modem Libero, preveda che il consumatore debba esser libero di non utilizzare il router fornito dal provider (oltre al non doverlo acquistare obbligatoriamente), la realtà è leggermente più complicata con Fastweb.
Nella pagina dedicata del supporto Fastweb si trova Tutto quello che hai bisogno di sapere se vuoi usare un modem alternativo a quello fornito da Fastweb, in realtà manca di una informazione essenziale: anche collegando alla propria linea un modem compatibile con le specifiche documentate, otterrete con successo il collegamento alla portante DSL ma non otterrete alcun indirizzo IP, gateway né DNS servers dal server DHCP di Fastweb.
Solo contattando l’assistenza, si scopre che per passare dal FASTGate ad un router personale secondo la delibera Modem Libero, è necessario l’intervento del supporto tecnico, fornendo il MAC address del nuovo router, affinché possa esser abilitato e contestualmente disattivato l’accesso tramite FASTGate.
Questo implica che qualsiasi necessità futura di cambio router o ritorno al FASTGate (anche temporaneamente magari a causa di un guasto dell’apparato principale), si traduca nel dover ricontattare nuovamente il supporto, con annessa perdita di tempo.
Effettuando qualche ricerca, si scoprono diversi utenti sui forum online che hanno provato una procedura per poter utilizzare un modem alternativa senza comunicare alcunché a Fastweb, ma questa non risulta ben documentata e spesso con informazioni discrepanti o con evidenti errori di copia-incolla. Alcuni riferimenti: [1] [2] [3] [4] [5]
Questa procedura l’ho verificata sulla mia linea FTTN/FTTC 200 (VULA Tim) con un FRITZ!Box 7530, ma probabilmente è utilizzabile anche su modelli precedenti e successivi.
Requisiti prima di iniziare la procedura:
In breve i passi da effettuare sono:
Le impostazioni da modificare sono due:
macdsl_override
con il MAC address del proprio
FASTGate: enable_mac_override = yes;
macdsl_override = 00:00:00:00:00:00;
class_identifier
nelle 2 sezioni
etherencapcfg
(rispettivamente per la linea dati e linea voce): etherencapcfg {
use_dhcp = yes;
use_dhcp_if_not_encap_ether = no;
ipaddr = 0.0.0.0;
netmask = 0.0.0.0;
gateway = 0.0.0.0;
dns1 = 0.0.0.0;
dns2 = 0.0.0.0;
class_identifier = "askey_HW_ES1_SW_0.00.47/gionn.net";
}
Per completezza, con class_identifier
andiamo a definire la DHCP Option
60, che non è altro che un semplice campo
testuale che il DHCP client inserisce nella propria richiesta e che corrisponde
al Vendor Class Identifier, su cui il DHCP server può basarsi per rispondere
(oppure no) alla richiesta.
Entrambe le modifiche faranno credere a Fastweb che si stia ancora usando il proprio FASTGate e non un modem personale, e quindi si riuscirà a stabilire correttamente una connessione, ricevendo le impostazioni di rete necessarie.
Grazie al passaggio al Fritz!Box inoltre sono passato da circa 110 Mbit/s a 123,8 Mbit/s di portante DSL, a 253 metri di distanza dalla centrale Broadcom v12.0.20 con protocollo VDSL2 35b (ITU G.993.2).
Leggi i commenti a questo articolo su Reddit r/ItalyInformatica
]]>Device USB\VID_045E&PID_0291\5&15c311e1&0&1 was not migrated due to partial or ambiguous match.
A workaround has been found by the AZnativefire Reddit user and posted to a thread.
I’ve repackaged the driver folder after the PID renaming to 0291: download here.
Before installing, you need to Disable Driver Signature Verification.
After reboot, unpack the zip, right click on the xusb21.inf file and select Install and enojoy your receiver working again.
]]>Innanzitutto una premessa: l’app Immuni utilizzerà un approccio decentralizzato, utilizzando il protocollo DP-3T, promosso e supportato anche da Google e Apple, e consiste in quanto segue: la notifica a un soggetto X (anonimo) che si è trovato in prossimità, per un certo numero di minuti, con un soggetto Y (anch’esso anonimo) successivamente risultato positivo al COVID-19, viene calcolata dall’app che gira sul dispositivo del soggetto X e non da un server centralizzato remoto.
Com’è possibile tutto questo?
Ad oggi non sappiamo cosa verrà offerto dalle istituzioni agli utenti che hanno ricevuto una notifica di un contatto avvenuto con un soggetto positivo. Auspicabilmente verrà offerta la possibilità di effettuare un tampone, oppure verrà forse consigliato di mettersi in quarantena preventiva, oppure ancora semplicemente di porre maggiore attenzione nelle sue prossime interazioni sociali.
Non è chiaro se l’app fornirà ulteriori funzionalità (si è parlato di un diario clinico) e quindi adesso non vorrei soffermarmi su questo aspetto.
Riassumendo quindi, se l’app (come più volte confermato) seguirà questo protocollo:
Concludo con alcune considerazioni personali.
Se risultassi positivo al COVID-19, riterrei eticamente corretto avvisare, con ogni mezzo a mia disposizione, tutte le persone con cui sono entrato in contatto negli ultimi 14 giorni, ma purtroppo per molte di esse non avrei modo di farlo (es: sconosciuti incrociati in una fila al supermercato).
Immuni mi consentirebbe invece di adempiere a questo dovere morale, automaticamente, e senza grandi sforzi.
Avvisando per tempo una persona con cui ho avuto contatti come infetto, posso salvare la sua vita o quella di un suo parente anziano. Avvisando un possibile nuovo infetto e invitandolo a prendere le dovute precauzioni, posso evitare che lui ne infetti altre. In questo modo, contribuisco all’abbassamento della curva dei contagi ed ho maggiori possibilità - io stesso - di uscire prima dal lock-down.
Affinché l’app abbia un senso è stato calcolato che dovrebbe essere installata ed utilizzata dal 60% della popolazione. Se ciò avvenisse, avremmo un’arma in più (certamente non l’unica e/o la più importante) per uscire prima fuori da questa situazione.
Dopo la pubblicazione sui social, un contatto ha posto la seguente domanda:
Visto che il bluetooth ha una portata di 10 mt circa, come posso essere sicuro di non essere notificato come soggetto forse contagiato da qualcuno che in realtà era molto lontano da me?
E’ vero che il BT è in grado di scambiare dati in modo anonimo sino a 10 mt di distanza, ma è anche vero che analizzando la potenza del segnale si può distinguere chi sta trasmettendo dati è più vicino da chi è più lontano.
Se incrociamo questa informazione con il fattore tempo, ossia per quanto tempo due dispositivi sono stati sufficientemente vicini tra loro, si può provare a minimizzare i falsi positivi che comunque ci saranno di sicuro: prendiamo ad esempio il caso di due persone distanti 2 metri ma separate da una parete in vetro o cartongesso.
Il mio parere personale resta sempre che è meglio avere un allarme forse non necessario, che rimanere completamente ignaro…
]]>Come prima cosa ho letto attentamente l’articolo pubblicato su dday.it, in cui vengono elencati anche tutti i possibili casi in cui è possibile richiedere il rimborso, ti consiglio di fare altrettanto.
Il 10 marzo 2020 ho aperto segnalazione tramite la piattaforma ConciliaWeb di AGCOM, aprendo un procedimento contro TIM SpA (Kena mobile) con categoria Trasparenza Tariffaria.
Nel testo della procedura ho riportato:
Rimborso per un totale di 240 euro per acquisto obbligato di modem a rate contro Delibera 348/18/CON.
In meno di 24 ore mi hanno risposto con:
Tim, per spirito conciliativo, accoglie la richiesta dell’istante ed è disposta a rimborsare € 240,00 sulle coordinate bancarie indicate, a 120 giorni dalla sottoscrizione della presente, previa restituzione del prodotto, che dovrà essere inviato all’indirizzo di Telecom Italia S.p.A. c/o Geodis Logistics Magazzino Reverse A22, Piazzale Giorgio Ambrosoli snc 27015 Landriano PV. Copia della ricevuta dovrà essere allegata alla procedura CW e sarà vincolante per il seguito dell’accordo”.
A questo punto, la piattaforma ConciliaWeb genera automaticamente un verbale firmato digitalmente da te e dal referente TIM dove concordate di rispettare i termini dell’accordo raggiunto ed è anche necessario allegare un documento che provi l’avvenuta spedizione del modem. Io ho allegato la lettera di vettura del corriere SDA che ho prenotato tramite paccofacile.it.
Il 20 aprile 2020 ho finalmente ricevuto quanto pattuito attraverso bonifico sul conto che avevo specificato all’apertura del procedimento. Hurrà!
]]>“Automazione deve diventare ossessione”. Il motto di Giovanni Toraldo, developer senior esperto di piattaforme Cloud è questo.
“Uno sviluppatore dovrebbe avere questa irrinunciabile attitudine ad automatizzare quanto possibile, non solo per velocizzare alcune operazioni ripetitive, ma soprattutto per evitare che una persona possa fare errori mentre le svolge”.
Giovanni Toraldo, da pochi mesi in Engineering D.HUB, è tra i fondatori della startup che ha dato vita alla piattaforma Cloudesire, tramite la quale è possibile fruire di servizi “as a service”, gestendo l’intero flusso di fatturazione, pagamento e incasso, e mettendo in contatto aziende e grandi Service Provider che possono offrire servizi in Cloud.
“Io sono uno sviluppatore software e sistemista Linux e, oltre a occuparmi di attività di sviluppo della piattaforma, faccio la parte un po’ del product owner e anche da ponte tra settore commerciale e sviluppatori. Diciamo che gran parte del mio tempo è dedicato alla ricerca di soluzioni efficaci, necessarie a migliorare la piattaforma. Settimanalmente mi occupo anche della pianificazione delle attività di sviluppo a seconda delle necessità registrate nel breve periodo. Nel team di sviluppo siamo in quattro: lavoriamo insieme da molto tempo e c’è grande complicità tra noi.”
“Da molto prima dell’emergenza Coronavirus, a seguito della quale il tema smart working è diventato di grande attualità, noi lavoriamo da qualunque posto, in modo agile. Abbiamo iniziato oltre un anno fa a seguito del trasferimento in un’altra città di uno sviluppatore del team, e ci siamo subito resi conto che questa modalità era perfetta per tutti e ci consentiva di lavorare meglio di prima. Del resto, anche nei momenti in cui eravamo tutti insieme, per parlarci senza disturbare ci scrivevamo in chat. Questo ci ha fatto comprendere che per attivare lo smart working serve soprattutto la capacità di comunicare in modo asincrono, senza aspettarsi che l’altro risponda nell’immediato. Cosa fondamentale, peraltro, per chi, come un developer, ha la necessità di concentrarsi su ciò che sta facendo senza dover interagire spesso con altri.
Altra condizione essenziale è poter lavorare senza un orario preciso, ma su obiettivi individuati e condivisi. È anche vero che per evitare di esagerare, cerchiamo di individuare comunque un orario giornaliero, altrimenti, un po’ per passione per il lavoro e un po’ per entusiasmo, non staccheremmo mai!”
“Il nostro strumento principale è Github, un repository all’interno del quale condividiamo il codice scritto, facciamo code review e abbiamo la possibilità di consultare le attività pianificate settimanalmente. Per comunicare, invece, utilizziamo Slack, un sistema evoluto di chat che consente di organizzare tra noi diversi canali di comunicazione, come quello di sviluppo con i rilasci del software, o di test, o con le notifiche di acquisto che arrivano dalla piattaforma. Uno strumento che si integra con molti altri che utilizziamo e che diventa pertanto una specie di collettore di eventi e attività da svolgere oltre che un “luogo” di confronto. Oltre a questi abbiamo ovviamente altri strumenti utili a gestire la piattaforma e l’infrastruttura che la ospita.”
“Sul percorso di studi, se dovessi parlare della mia esperienza di ex studente di informatica all’Università, posso dire che esiste una distanza così grande tra quello che si studia e quello che serve realmente nel mercato del lavoro, che ritengo non sia indispensabile essere laureati per sviluppare software. Anzi, posso dire che la maggior parte degli sviluppatori più bravi che ho conosciuto, arriva da percorsi di apprendimento da autodidatta. Internet è fonte di grande ispirazione e conoscenza, così come le comunità di software libero dove è possibile apprendere esattamente ciò che serve per diventare bravi developer. Fino a una quindicina di anni fa non era così, ma oggi ogni ragazzo o ragazza ha infinite possibilità di imparare a sviluppare in Rete.”
“Confermo di essere quello che si potrebbe definire “un fan sfegatato dell’open source”, visto che la maggior parte delle cose migliori che esistono oggi in informatica ritengo siano figlie delle quattro libertà che contraddistinguono il software libero.
Se guardiamo al Cloud, il problema a mio avviso è sempre e comunque l’approccio che abbiamo: se, infatti, non ci vincoliamo alle piattaforme non avremo lock-in. L’importante è avere l’accortezza di non costruire soluzioni sopra gli strumenti, ma essere in grado di astrarre le soluzioni e renderle indipendenti.”
“Dirò forse una cosa scontata, ma il meglio del mio lavoro è il team e le persone che ne fanno parte senza le quali non sarei riuscito a costruire ciò che abbiamo.”
“Non credo esistano corsi da seguire che siano efficaci per il lavoro che svolgiamo: in genere si apprendono le cose che servono man mano che si procede verso il completamento del task, mentre spesso il corso consiste in panoramiche di uno strumento che ho comunque necessità di approfondire.
Personalmente consulto quotidianamente Hackersnews, un portale di aggregazione di notizie user generated, in stile Reddit, che ha anche una sua newsletter settimanale. Oltre a questo, ovviamente forum e siti specifici.”
“Non leggo molti libri perché leggo tantissime cose tecniche ogni giorno. Ma un libro davvero ancora molto attuale, anche se di diversi anni fa, e dal quale ho appreso molto del metodo che oggi utilizzo per il mio lavoro è “Continuous Delivery” di Jez Humble e David Farley. Un testo che fa comprendere la cosa più importante per un developer: capisci il problema e trova una soluzione che soddisfi il cliente nel tempo più breve possibile. Il nostro lavoro, del resto, è questo.”
Articolo originale su ingenium-magazine.it
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]]>2020 edition: Friday, March 6th 2020, Bologna
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